Posso fare un appunto? Mirage è simile una Kitsune (demone-volpe che assume connotati di donna), non ad una Nekomusume (demone-gatto che assume connotati di donna)
Uno...due...tre...quattro...
Il suono di una goccia d’acqua ripetuta nell’infinità dello spazio, scandiva incessantemente il silente fluttuare del tempo in quella dimensione incostante, rendendola partecipe di quello scivolare sabbioso che aveva la capacità di togliere forze e vita a tante cose… O almeno l’aveva fatto nel momento in cui il suo corpo ancora vagava sulla terra. Ora non era più lei, non era più niente…
Cinque...sei...sette...otto...
Ricoperta dai minuti che passavano, immobile, seduta contro il muro del laboratorio come una marmorea effigie, quasi avesse scorto il viso mortalmente avvenente di una Gorgone; la particolare Shinigami non accennava a muovere un solo muscolo e si lasciava pervadere dalla calma dirompente suono dell’acqua che scorreva, la nodachi appoggiata dolcemente contro la spalla.
Già...i secondi...quel suo visetto di porcellana inattaccabile aveva visto una quantità immane di quei minuscoli, insignificanti secondi, con una cifra che poteva contare almeno qualche zero...un bel numero se si pensava in piccolo, ed ancora sarebbe salito se ancora più in piccolo si voleva andare ad osservare, andando persino a disturbare gli infinitesimali decimi, centesimi e millesimi.
Lei non sarebbe avvizzita come un qualsiasi frutto, rimanendo sempre soda ed acerba similare ad una melina verde, più consona ad un soprammobile di bell'aspetto che ad un qualcosa di vivo e commestibile. Non che volesse risultare come il pasto prediletto di qualche d'uno, ma certo voleva un pò più d'umanità per quelle sue spoglie così innaturali.
Nove...dieci...undici...dodici...
Un brivido parve scuoterla, mentre le iridi eterocromiche si ravvivarono cercando insistentemente il rumore di quella goccia infinita: non la trovò, com’era giusto che fosse. E nell’istante stesso in cui s’accorse che il ticchettio era solo frutto della sua sfrenata immaginazione, lo scandire temporale dell’acqua cessò di colpo, lasciandola sola nel vuoto di quella stanza d’allenamento davvero inusuale.
Si sentì spaesata, sgomenta, ancora troppo scossa per riuscire a comprendere quello che stava realmente accadendo; eppure il lieve peso della lama a due mani la rincuorò, sentendo nella sua testa l’eterno ago della malattia pungolarle il cervello. Sapeva che Banshee non l’avrebbe mai abbandonata, che solo su di lei poteva realmente contare e fare affidamento per poter rimanere in vita… soprattutto quel giorno.
Nell’ultimo periodo la malattia doveva aver stretto con maggior vigore la sua presa, in quanto spesso il suo corpo pareva non risponderle, rifiutandosi di eseguire qualsiasi suo comando, anche basilare. Che fare se d’improvviso il suo guscio non avesse più risposto alla sua mente? Sarebbe caduta… ma poi si sarebbe certo rialzata. Era questo che la distingueva da tanti fantocci senza anima: per quanto lei fosse debole e debilitata, abbattuta dalla malattia nel corpo e nello spirito, lei si sarebbe sempre rialzata. Non lo faceva per se stessa- forse solo in minima parte- bensì per la memoria del defunto fratello.
Eppure, nonostante credesse nelle sue capacità e nella totale assenza di terrore verso la morte, era agitata e preoccupata: doveva per forza passare questa nuova sfida che la vita le metteva innanzi ai piedi… doveva scavalcare l’ennesimo muro del destino. Spontaneamente un orecchio volpino si mosse, come un radar che intercetta un pericolo, percepì la giunta di una nuova presenza: il quantitativo di reiatsu era imponente, tipico di un capitano, ma questo già lo sapeva. Nella missiva ricevuta aveva avuto modo di scoprire a quale esaminatore era stata assegnata… nulla di buono. Tra 26 Shinigami, divisi in 13 Capitani e 13 Luogotenenti- o comunque giù di lì- le era stato aggiudicato il capitano della 12° Brigata: Mayuri Kurotsuchi. Non era un bene, visto che la sua sete di conoscenza poteva essere uno svantaggio vista la sua ‘particolare’ natura.
Con il rispetto dovuto ad un personaggio della sua risma, si rimise in piedi spolverando con cura lo yukata nero, da cui spuntava l’ormai conosciuta coda di volpe. La nodachi riprese posto alle spalle delle giovane Shinigami, mentre da sotto i capelli nivei di quest’ultima spuntava la lunga tsuka intrecciata. Non era molto diversa da ogni altro suo compagno, tranne per quei minuscoli particolari che la contraddistinguevano, inevitabilmente. Non era stato facile per lei ambientarsi in quel corpo… ma non aveva avuto altra scelta.
Si fece avanti una volta che il particolare Shinigami si fu presentato a dovere e, dopo un marziale inchino del solo busto, rispose con altrettanta falsa enfasi al superiore:
“Yoku todoita, Sencho Kurotsuchi. La ringrazio d'aver accettato la mia richiesta d'addestramento”I convenevoli non erano certo il suo forte, ma sapeva che maschera mettere per adulare e incantare, ottima strategia per studiare il proprio nemico.